La ricerca spaziale è forse l’area più costosa dell’attività umana. Ai tempi del sovietico Gruppa Izičenija Reaktivnogo Dviženija (GRID, Gruppo di Studio sulla propulsione a reazione), fondato nel 1931, era possibile sperimentare e sviluppare razzi quasi per puro entusiasmo, ma la creazione della tecnologia del volo spaziale richiedeva il coinvolgimento di risorse gigantesche a livello statale, al punto che i sovietici con lo Sputnik 1 furono i primi ad inviare un satellite artificiale in orbita intorno alla Terra (4 ottobre 1957).
Le società private, invece, sono apparse solo quando le attività spaziali hanno iniziato a realizzare profitti. Però queste aziende – anch’esse – esistono solo grazie al potente sostegno statale, che inizia con il riconoscimento delle tecnologie create dalle aziende e termina con gli ordini statali per le attività in corso. Persino il multimiliardario americano Elon Musk non ha potuto realizzare costosi progetti a proprie spese: sono tutti eseguiti su finanziamento parziale, seppur elevato, e ordini della NASA, ossia a spese dei contribuenti statunitensi.
Si potrebbe anche concludere che le società private nell’industria spaziale sono una versione leggermente velata del trasferimento di lucrative industrie statali in mani private. Ciò vale anche per le società private che hanno annunciato i loro piani per esplorare le risorse spaziali. Dietro tutte queste società ci sono potenti strutture degli Stati interessati, in quanto è vantaggioso per i governi che le società private si occupino di operazioni problematiche nello spazio, poiché lo Stato non vuole “interferire” nei loro affari privati e non si assume la responsabilità delle azioni delle suddette compagnie, sebbene tutto ciò che fanno queste società sia avviato ed eterodiretto da organi statali.
Il desiderio delle potenze spaziali di giustificare ingenti investimenti finanziari nella ricerca, senza la quale è impossibile avviare l’esplorazione industriale delle risorse spaziali (leggi Luna, asteroidi, meteoriti, ecc.), giace nell’estrazione stessa di queste risorse; e siccome in via teorica ci sono garanzie di ritorno sull’investimento attraverso la vendita delle risorse estratte, è abbastanza comprensibile che le questioni procedano in tal modo. Dall’adozione del «Trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti» (Outer Space Treaty) – entrato in vigore il 10 ottobre 1967, a dieci anni dall’impresa sovietica – non sono stati raggiunti accordi sulla formazione di una “legge spaziale” internazionale che protegga lo spazio dal futuro e probabile saccheggio. Per cui qual è la differenza tra la raccolta di campioni di roccia lunare da parte di astronauti statunitensi e la cattura di un intero asteroide in un container come parte della missione di reindirizzamento degli asteroidi?
Come suggerisce il titolo predetto nessuno ha ancora avviato l’esplorazione dello spazio a fini industriali, ma oggi è già iniziato un flusso di stimolazioni che in futuro potrebbero causare gravi conflitti. L’assenza di fondamenti legislativi che determinino la procedura per l’esplorazione dello spazio e la responsabilità della sua violazione consentono un’interpretazione molto libera del principio che proclama lo spazio «proprietà di tutta l’umanità», senza alcun tipo di discriminazione, sulla base dell’uguaglianza di tutti i Paesi e popoli.
Ed infatti il governo degli Stati Uniti d’America ha bypassato questo principio e ha approvato la House of Representatives 2262 – ossia lo US Commercial Space Launch Competitiveness Act, approvato il 25 novembre 2015 –, dando ai cittadini statunitensi il diritto di possedere le risorse che hanno estratto al di fuori dei confini del pianeta Terra. Una legge simile, basata sulla legislazione nazionale, è stata adottata dal governo lussemburghese nel 2017. Queste “leggi” sono, in sostanza, delle contraddizioni che pongono rispetto a un corpo celeste X – che le due parti vogliano sfruttare – in situazione di opposizione Washington e Città del Lussemburgo.
L’assenza di fondamenti legislativi che determinano la procedura per l’esplorazione dello spazio e la responsabilità della sua violazione consente un’interpretazione molto libera del principio che proclama lo spazio «proprietà di tutta l’umanità».
È abbastanza chiaro che la mancanza di norme della legislazione spaziale internazionale rallenta seriamente l’attività nell’esplorazione delle risorse spaziali in quanto l’iniziativa legislativa dei Paesi – privi di un organo posto al di sopra delle parti – creerebbe uno stato di anarchia caotica. Ma torniamo all’argomento pratico.
Ci sembra che lo sviluppo delle risorse minerarie della Luna e di asteroidi, meteoriti, comete, ecc. diventi ogni giorno più presente nei mass media, e nei decisori di livello elevato.
Il minerale principale che costituisce la crosta della Luna è il basalto. È costituito per metà da ossidi di silicio e per metà da ossidi metallici (ferro, titanio, magnesio, alluminio, ecc.). In presenza di enormi risorse energetiche sotto forma di un flusso costante di energia solare, l’estrazione di metalli dal suolo lunare e la produzione di ossigeno lungo il percorso saranno economicamente giustificate. I metalli (come materiali strutturali) e l’ossigeno (gas necessario per la respirazione degli astronauti e agente ossidante per il carburante dei razzi) renderanno redditizia la loro estrazione sulla Luna in un futuro molto prossimo. Questa per ora teorica “redditività” significa che l’estrazione di risorse minerarie sulla Luna per le esigenze dell’industria terrestre, compenserebbe anche il trasporto dalla Luna alla Terra.
Un’altra delle risorse più importanti che dovrebbe essere pure mèta dell’esplorazione spaziale è l’acqua. L’acqua, una base alimentare fra le più economiche sulla Terra, diventa oro, per la sua necessità nello spazio, e di conseguenza per gli sforzi che la scienza attuale sta conducendo nella sua scoperta al di fuori della Terra.
Gli astronomi affermano che potrebbero esserci grandi depositi di ghiaccio d’acqua sulla Luna in luoghi dove i raggi del sole non arrivano. Tali posti possono essere trovati nelle valli tra le montagne nelle regioni circumpolari. Tuttavia, l’estrazione del ghiaccio – dove è impossibile utilizzare i pannelli solari, ossia sul lato oscuro – può essere un compito molto difficile. Quasi sicuramente l’acqua sarà più facile da estrarre dalle comete, nelle quali costituisce fino all’80% della massa. E sono comunque allo studio metodi per trasportare i nuclei delle comete utilizzando l’energia solare e la sostanza della cometa stessa per far in modo che un motore a reazione possa funzionare ed essere applicato all’estrazione di ghiaccio d’acqua nello spazio.
Quando si esaminano le aree montuose caratteristiche della Luna, è possibile selezionare non aspri siti, ossia più o meno pianeggianti, di allunaggio; e questo grazie allo studio fotografie dettagliate della superficie lunare. Però è possibile portare, eventuali lander in questi punti solo con un buon sistema di coordinate. Oggi il sistema di coordinate lunari ha una precisione molto bassa; l’errore nel determinare la posizione da esse è di centinaia di metri e la dimensione dell’area in cui è possibile effettuare un allunaggio è un’ellisse con una dimensione di 15×30 chilometri. Immaginate come trasportare in un’area del genere le parti della futura stazione abitata, che dovranno essere trovate e consegnate in un luogo, e solo dopo procedere con l’assemblaggio della stazione! Pertanto, il problema della creazione di un sistema di coordinate lunari ad alta precisione e facile, è attualmente molto problematico.
La tecnologia missilistica è finora l’unico modo per lanciare astronavi e satelliti nello spazio e tentare uno sfruttamento industriale fuori dal nostro pianeta. Non importa quanto sia costosa questa tecnica, gli Stati si stanno attivando in tal senso, poiché semplicemente non ci sono altri modi per ottenere una conoscenza ulteriore dello spazio e di conseguenza un suo sfruttamento in vista delle materie prime.
Però quando si tratta dell’estrazione industriale delle risorse spaziali e della “colonizzazione” – o per meglio dire: occupazione provvisoria dei corpi celesti sino a fine risorse colà contenute – la situazione cambierà. Se l’estrazione di risorse e la loro consegna sulla Terra non sono redditizie a causa dell’elevato costo della tecnologia missilistica, nessuno se ne occuperà. Senza la creazione di mezzi economici per lanciare carichi utili nello spazio, l’umanità è condannata a rimanere sulla Terra e perire in esse col tempo e la fine delle risorse qui presenti.
Finora non ci sono tecnologie ben sviluppate al mondo su cui sarà possibile creare un sistema di trasporto per/dallo spazio nel prossimo futuro. Molto probabilmente, si dovranno utilizzare motori a reazione convenzionali, anche se il fine è cercare di ottenere l’energia per spostamenti, carburante e ossidante direttamente nello spazio. A questo proposito, potrebbe essere un’idea utile quella di utilizzare la sostanza delle comete o degli asteroidi per creare la spinta, la stessa che è stata proposta, invece, per contrastare eventuali pericolosi oggetti spaziali diretti in collisione col nostro pianeta.
L’avvio di lunghi voli verso asteroidi, gruppi di meteoriti e comete, sinora restano ‘sine die’, ossia fuori dalla portata dell’astronautica con equipaggio. Il livello di radiazione cosmica al di fuori del campo magnetico terrestre è così alto che gli astronauti riceverebbero una dose letale di esposizione molto prima di raggiungere gli obiettivi del loro volo. È possibile creare una protezione affidabile contro le radiazioni, ma la massa del guscio protettivo dovrebbe superare di decine di volte la massa della nave stessa e la scienza non può ancora immaginare come realizzare una protezione efficace e facile contro tali radiazioni.
Di conseguenza, la partecipazione degli astronauti all’estrazione di risorse spaziali su asteroidi, comete e pianeti non è attualmente realistica. Allo stesso tempo, non è nemmeno possibile automatizzare completamente il lavoro complesso sull’estrazione di materie prime minerali nello spazio profondo nel breve periodo, e quando si parla di “breve periodo” nella storia dell’esplorazione spaziale s’intendono decenni.
Nelle viscere della Luna, protette da uno spesso strato di suolo lunare, le radiazioni cosmiche non rappresenteranno alcun pericolo. Pertanto, l’estrazione di minerali nelle miniere lunari potrebbe essere molto più promettente rispetto agli asteroidi lontani, almeno per ora.
In breve i piani a lungo termine per l’esplorazione dello spazio ultralunare, e l’uso delle sue risorse non possono essere specifici per un periodo superiore a trent’anni. Per adesso la massima priorità è la Luna. Ed alcini Paesi stanno concentrando i loro sforzi principali sulla preparazione allo sviluppo delle risorse lunari e sulla ricerca mirata di singoli asteroidi relativamente vicini.

Giancarlo Elia Valori